Suicidio assistito e valore universale della vita

La legge sul suicidio assistito è la spinta gentile, la morte è la rupe tarpea, l’oggetto della spinta è il disabile/anziano/malato (anche minorenne, vedasi l’Olanda) che leva il disturbo e fa risparmiare lo Stato e i parenti che non dovranno più pagare per la sua assistenza.
Per quanto gentile, per quanto neutralizzata nel linguaggio e nelle modalità, per quanto oscurata agli occhi in modo che il cuore non doglia, sempre una spinta rimarrà.

Questo leggo oggi, come monito a non dimenticare che in modello economico che dà valore all’individuo in quanto elemento produttivo (“in attivo”, ossia un elemento che pesa e costa alla società meno di quanto produca) una legge sul suicidio assistito può trasformarsi in un incentivo a eliminare il “disturbo” delle persone più deboli.

Mi sento di rassicurare che in genere no, non ce lo dimentichiamo.

Non ce lo dimentichiamo noi, che dall’altro fronte lottiamo ogni giorno per ricordare che una pandemia non diventa più accettabile se fa fuori solo “i vecchi e i malati” (cosa peraltro non vera per questa specifica pandemia, ma transeat).

Non ce lo dimentichiamo per nessuno di coloro che aspirano a un trattamento ugualmente dignitoso in qualunque situazione: malati terminali, giovani, in salute e stranieri, lavoratori sfruttati e spremuti, minoranze invisibilizzate, depressi cronici, carcerati.

Ciò che invece il mondo conservatore/cattolico tende a dimenticarsi è che, dietro la pretesa di preservazione della vita del debole e del malato, si (mal)cela l’antico desiderio di controllo del corpo altrui. Finisce in secondo piano ogni considerazione sul senso e sulla qualità intrinseca di una vita, purché si possa mantenere nominalmente il malato in vita.

La persona viene ridotta dunque a mera funzione biologica controllabile – un vizio che peraltro si vuol esercitare anche sul corpo delle donne.

Ci tengo a sottolineare che quando parlo di qualità intrinseca di vita, intendo un concetto diverso dall’utilità attribuita a quella vita sulla base del modello economico e sociale. Certo, queste due cose per il malato possono sovrapporsi, ma mi puzza di pretestuoso sindacare su questo aspetto solo al momento di parlare del fine vita. 

Bisogna agire molto prima, sin da principio, martellando ancora di più sul messaggio (che peraltro è importante in tutto il percorso di crescita di una persona) che il valore intrinseco di una vita non coincide con quanto una persona è utile alla società.

Tuttavia, le pressioni mediatiche, le riforme del sistema educativo e gran parte delle comunicazione vanno in direzione opposta ormai da decenni, con qualche diffuso segno di ripensamento solo di recente.

L’idea secondo cui la vita è degna di essere vissuta in quanto tale rispecchia sì le mie convinzioni più profonde, e proprio per questa ragione mi diventa tanto più odiosa quando di fatto viene sfruttata come scusa per non investire in quegli interventi strutturali che renderebbero le vite dei malati migliori, più semplici, meno dolorose, meno complicate. Se il malato deve comunque vivere, anche cotntrariamente alla propria volontà ponderata, perché disturbarsi a convincerlo?

In un deprimente parallelo tra inizio e fine vita, i malati terminali e i figli non desiderati condividono un destino simile secondo la volontà cattolica/conservatrice, che li vuole vivi, ma li abbandona a se stessi.

Comunque, non è troppo tardi per invertire la tendenza. Ciò che spero infatti, tra le altre cose, è che la legge sul suicidio assistito possa essere una cartina di tornasole sulle reali intenzioni dei difensori della vita (che spesso e volentieri lo sono a giorni alterni).

Forse è la volta buona che l’apertura di una possibilità di scelta induca concretamente gli ambienti conservatori politicamente influenti a una controspinta, a fare pressioni per quegli investimenti pubblici e interventi strutturali di assistenza e supporto al debole e al malato che finora sono mancati e che potrebbero rendergli la vita più cara e più difficile da abbandonare.

Share This

Copy Link to Clipboard

Copy