Maturità in assenza (dello Stato)

[NB. Quanto segue non è un lamento per ciò che mi toccherà, dato che quest’anno io NON faccio parte di alcuna commissione e quindi tutto ciò non mi riguarda in prima persona.]

E va bene fare la maturità in presenza, anche se non capisco come mai le lauree sì e la maturità no. I problemi di connessione ce li hanno solo i maturandi, apparentemente, ma pazienza, siamo abituati agli atteggiamenti paternalistici e scarsamente fiduciosi nei confronti dei “giovani d’oggi”, nonché a quelli nei confronti dei docenti che, si sa, se si oppongono a qualcosa è sempre perché hanno lo stipendio assicurato (ancorché basso) e poca voglia di lavorare.

E va bene il solito ritardo nell’ordinanza con le disposizioni dettagliate per lo svolgimento della maturità che ci obbligherà a fare tutto di corsa all’ultimo. Siamo abituati a scontare questi ritardi, e anche ogni tanto a scoprire all’ultimo che tutte le carte in tavola sono cambiate, e poi comunque di cosa ci lamentiamo, tanto lavoriamo solo quattro ore al giorno, e in questo periodo anche meno, no?

E va bene anche che la commissione sia costretta passare delle giornate in un’aula con temperatura media di 30 gradi, umidità fuori scala e la mascherina al volto. Questo quando l’età media dei presidenti, che devono avere all’attivo almeno 10 anni di ruolo, supera senz’altro i 55 anni. Siamo abituati agli inconvenienti legati alla classe docente più anziana d’Europa, con il 57% dei docenti di età superiore ai 50 anni, confrontato al 36% della media europea.

E va bene pure aggiungere alla buridda dell’ultimo mese anche un corso di primo soccorso fatto così, alla bell’e meglio, tanto per dire “vi abbiamo messo nelle condizioni di farlo, di cosa vi lamentate?”. Non capisco perché sia stata coinvolta la Croce Rossa, che è un ente di diritto privato, anziché le ATS, ma io di politica capisco poco.

E mettiamoci pure che la verifica dello stato di salute sia tutta sulle spalle di chi deve entrare in quell’aula, e non di chi ti obbliga a entrarci: la temperatura non viene misurata, e gli studenti devono portarsi la mascherina da soli. Sospetto anche che a settembre, emergenza o meno, torneremo nella classica situazione in cui il sapone per le mani e la carta igienica saranno comprati con la solita colletta; insomma, siamo abituati allo Stato che risparmia sui presidi igienico-sanitari, tanto ci pensiamo noi.

Vogliate anche perdonare la mia diffidenza quando si parla di “sicurezza” nelle scuole. Adesso non posso dire nulla, ma se volete capire cosa intendo vi faccio fare un giro nelle nostre scale antincendio. Ma forse per due settimane l’apparenza si può mantenere.

A questo punto, il fatto che i presidenti debbano sottoscrivere una dichiarazione che, se in tutto questo carosello va male qualcosa, se ne assumono la responsabilità penale, non è altro che l’ultimo gesto di scaricabarile che accettiamo dalle istituzioni. Perché è ovvio che è sempre colpa della “gente”. Dei cittadini, dei lavoratori, di chi non lavora, degli immigrati, degli italiani, degli studenti, dei giovani, dei vecchi, dei docenti, delle famiglie, di chiunque tranne di chi avrebbe proprio il compito di rendersi responsabile delle decisioni che prende per tutti. E invece no: lo Stato prima ti lascia due scarabocchi confusi in cui ti dice grosso modo cosa fare, e da quel momento in poi è assente, ma sempre giustificato.

Perché scandalizzarci? In fondo lo stiamo solo mettendo nero su bianco.

Immagine di copertina di Corey Leopold, da Flickr – CC BY 2.0

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